Al M° Armando RENZI
settembre 2016Caro Maestro,
sono Giordano Rebecchi, uno dei tanti allievi che ha avuto il privilegio di averla come Maestro; anche se il nostro incontro è durato poco più di un anno e mezzo la ricordo con riconoscenza e tanto affetto per tutto quello che mi ha trasmesso con umanità e simpatia, semplificandomi il rapporto con il rigoroso impegno dello studio della musica!
Tale temporizzazione collocata ai rudimenti di un decennale Corso di Composizione che peso specifico può avere? Dipende dalla natura e dalla sensibilità dei soggetti protagonisti. Nel 1952, all’età di undici anni entro nel Collegio Internazionale di musica al Foro italico con una borsa di Studio e per due anni seguo il corso di pianoforte principale della Scuola di Vera Gobbi Belcredi.
Il secondo anno, il M° Vincenzo Di Donato mi consiglia lo studio della Composizione e così mi trovo esordiente nella Classe del M° Toschi che a metà anno vola al Padre. Quasi tutti gli allievi del M° Toschi vengono spostati nella sua classe e tra questi anch’io subisco il trasferimento. Il M° Toschi era quello che si direbbe una figura all’antica, molto esigente anche se dietro la sua austerità nascondeva una bontà infinita. Tutto il personale del Collegio era così: rigore, ordine, metodo; proibito sprecare il tempo altrimenti fine della borsa di studio e a casa. L’altro aspetto era il massimo rispetto della persona.
E’ a questo punto che tra i freddi marmi del Collegio arriva lei poco più che quarantenne con l’ autorità che le veniva dal superlativo rapporto che aveva con tutto ciò che era musica riusciva a non farmi pesare la fragilità della mia vocazione di compositore. Era sempre pronto ad ascoltare, ad incoraggiare, ad aprirsi con una autoironia senza veli. (Posso ricordarle di quando durante una lezione mi fece ascoltare quella raccolta di brevi pezzi per pianoforte solo di sua composizione; ogni pezzo aveva una dedica al femminile e prima che lo dichiarasse lei, (dall’alto dei miei tredici anni) avevo capito che non si trattava di amori platonici?!).
Fare i compiti di armonia non era proprio la mia passione e qualche volta volevo passare dai compiti al piacere di comporre seguendo delle scorciatoie: scrivere pezzi trascurando gli esercizi e farglieli sentire. Tattiche ingenue e inutili perché lei faceva finta di non sapere e mi faceva mettere la mano sulla sua testa sulla quale dovevo giurare di dire la verità. Sapeva di non correre rischi tanto le ero affezionato e così ritiravo la mano ammettendo le mie negligenze; poi leggeva le mie creazioni e velatamente trovava il modo di incoraggiarmi.
Quanta ironia sul racconto legato all’evento di Ferruccio Busoni ospite all’hotel Villa Medici per eseguire un Concerto di Brahms con l’Orchestra dell’Accademia di S.Cecilia. Lei e Guido Agosti, giovanissimi, attendevate con ansia l’arrivo a Roma di questo grande pianista per sapere quali fossero i passi che avrebbero impegnato in particolare la sua attenzione. L’unica soluzione era quella di affittare una stanza all’Hotel Villa Medici nei pressi di quella che ospitava Busoni e ascoltare. Prime note: scale e arpeggi. “Si sta scaldando le mani!” “Ma è più di un’ora!” “ Ha smesso e adesso cosa fa?” “E’ sceso in giardino e sta passeggiando!” “Sta rientrando. Ascoltiamo!” Scale, arpeggi, esercizi. “Ancora!!” “Ha smesso e adesso cosa fa?” “E’ sceso un’altra volta in giardino e sta passeggiando!” Penso di non doverle ricordare come è andata a finire. Per l’intera giornata, del Concerto che doveva eseguire di lì a poche ore Busoni non aveva ripassato neanche una nota! L’Hotel Villa Medici è sempre stato un hotel di lusso e l’affitto di quella camera sarà costato un botto; ma per il messaggio che ne venne meritava il sacrificio.
Quando seppe che ero appassionato di jazz, con quanto rispetto per il vero talento mi raccontò che anche se un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, Armando Trovajoli, all’epoca pianista di night, da autodidatta si diplomò in pianoforte e lei che era in commissione ricorda il suo esame come “il più bel diploma che si fosse mai sentito a S. Cecilia”.
Ho assistito alle prove con Ceccarossi – mio Maestro di Corno - dei suoi pezzi per corno e pianoforte scritti per lui. Che gioia assistere alle vostre prove e partecipare al vostro entusiasmo. Che esempio di stima reciproca. Che espressioni di talento e quante emozioni…. Caro Maestro, mi devo fermare. Ho occupato troppo spazio ma come tutte le sere, assieme a pochi altri, ci incontreremo prima che mi addormenti. Ciao Maestro e ancora grazie!
M° Giordano Rebecchi