Ritratto di Armando Renzi
Alto, biondo-bianco,
-gli occhialetti trasparenti dalle dorate stanghette non celavano, pur con spesse lenti da miope, due occhi perpetuamente mobili, forse azzurri, ma sicuramente arguti,
-la corporatura snella ma imponente , ma con una direzione verso l’alto, (Maestro non ti “allargavi”, se mai “lievitavi”),
- l’abito nello stile sobrio di chi veste comodo ed è naturalmente elegante, perché a lui non interessano queste cose,
-l’eloquio forbito, con una voce che attraversava tonalità e colori sempre nuovi, dal silenzioso accennare all’alto-rauco vociare in quasi grammelot romanesco,
-le mani bianche stupende, con dita forti e affusolate, le unghie ben curate, mani con cui sapevi, solo allungando un dito (per lo più l’indice), dirigere per noi allievi immaginarie orchestre e inafferrabili cori, ( ma noi sentivamo veramente i suoni da te evocati),
-mani agilissime sul pianoforte, che a noi allievi svelavano in maniera chiara che il principe degli strumenti “cantava” sì, ma era anche “percuotibile”, e che l’approccio alla tastiera poteva vincere le leggi della fisica, se tu suonavi, perché eri perfetto in orizzontale, verticale e laterale,
-e quando suonavi tu la storia della Musica non era più storia, diventava tutto “un presente” in cui la dominante risolveva sulla tonica, il forte prendeva un appuntamento col piano, una melodia riluceva della sua armonia più recondita, un trillo si stagliava nel cielo della stanza (come la canzone, sì!)
-senza che fosse il Tempo a scandire il passaggio, perché il Tempo diventava eterno con te, e non si può pretendere che per il Creatore la Creazione sia divisa sempre in 7 giorni: i sette giorni li abbiamo creati noi mortali, per capire, per scandire!
-Caro Maestro, così mi apparivi e mi appari, e il ricordo di una giovanetta si sovrappone al rimpianto di una musicista in età, che non può smettere di sentirsi infinitamente debitrice nei confronti del tuo Dire in Musica, del tuo Fare Musica, del tuo Curare la Musica, del tuo Inventare, Reinventare la Musica.
-Nella tua mente prodigiosa vi era tutta la Musica, potevi suonare qualsiasi brano in qualsiasi tonalità! A volte cominciavi ad accennare qualcosa di Schumann, o di Brahms, o di Beethoven, per chiarirci una tua osservazione, e poi ti fermavi e cercavi sul pianoforte…: ma che tonalità è? No, non è questa! e riprovavi , modificando immediatamente senza problemi il tessuto armonico, anche se ti incontravi con un passaggio in doppie terze o in doppie seste!
-Magia del genio! La prima volta che ti conobbi, ci distribuisti (noi futuri tuoi allievi) per le varie stanze del Conservatorio: ognuno chiuso nella sua, aveva non più di mezz’ora di tempo per continuare una melodia che tu avevi distillato sul foglio di ognuno, ad ognuno la sua, e il tuo rigo musicale finiva con la tua sigla,AR, e fu la prima volta che capii che forse stavo alla presenza di un novello grande, (pensai a Monteverdi), perché rigavi i righi con note e segni senza che passasse un attimo tra la tua ideazione e la scrittura.
-Ma come fa?> pensai , e rimasi col dubbio dell’incontro più importante della mia vita, fino al mese successivo, quando me ne convinsi, perché scendendo dall’aereo dal quale ti eravamo venuti a prelevare, ci mostrasti tanti fogli di Musica da te vergati :quanto ho lavorato, sapete, approfitto dell’aereo per comporre la musica della liturgia di domani ( era sabato), perché domani festeggiamo il Papa e prima della cerimonia abbiamo due ore di prova!
- E questa era la tua vita, vita speciale vissuta da finto normale!
-Tra papi, vescovi, musici, ci raccontavi senza meraviglia ( ma la meraviglia era in noi) che una volta, per comporre una sinfonia, eri stato sveglio e in piedi a scrivere al tuo leggio, per tre giorni consecutivi, senza muoverti di lì, senza mangiare, senza dormire, senza parlare , in uno stato di sospensione vitale, avendo pensato e concluso tutta l’opera col tuo orecchio interno, per poi trasferirla d’un getto tutta direttamente in partitura!
-Lì pensai che sapevo solo di Mozart,che scrivesse di getto, ma che già Beethoven qualche ripensamento l’aveva! -Quando venivi a Bari a farci lezione, noi eravamo auto-requisiti per due giorni!
Non famiglia né amici né altri studi potevano distrarci da te. Perfino il pranzo era comune, offerto da Rota, che ti considerava tanto immenso, da averti voluto a qualsiasi costo, anche fuori orario! E per noi non esisteva orario per stare con te: che orgoglio stare due giorni appiccicati al Maestro Renzi!
-Ed era bellissimo con te affrontare tanti argomenti, quelli della vita musicale romana, quelli dell’insegnamento (una volta ci dicesti che riuscivi a far contemporaneamente lezione a quattro –cinque persone contemporaneamente, a casa tua, uscendo e entrando in ogni stanza riservata a ogni singolo discente ,come avevi fatto in quella sorta di esame di ammissione in Conservatorio ,a Bari, con noi) ,
-e ci piaceva ragionare anche del tuo quotidiano, che a noi sembrava inarrivabilmente unico!
-Ci facevi anche divertire, col tuo sagace spirito, proprio di chi vuole essere umile e semplice per forza! Parlando dei problemi legati all’età all’invecchiamento, e facendo anche un po’ di gossip, (sì, e con te si faceva anche quello), ci confessasti sorridendo che a casa tua avevi minacciato di ” fidanzarti “ se qualcuno dei tuoi figli ti avesse reso nonno!
-una volta parlando di tecnica pianistica e di segreti dei grandi pianisti, ci raccontasti che tuo nonno, all’arrivo di Listz in Vaticano, si era procurato per un giorno una stanza adiacente a quella del grande pianista, per spiarne, con l’orecchio appoggiato alla parete comunicante, i segreti di incredibile virtuoso, e che era rimasto deluso perchè il grande ungherese aveva studiato tutta la giornata solo lentissimamente|
- Ma approfittasti di questo aneddoto per indicarci una strada. Il lavoro è sacrificio, pazienza, artigianato, > e anche tu –dicesti- , avevi l’abitudine di andare a lavorare nella tua campagna per alcuni giorni, prima di un concerto, e poi di studiare con le mani provate dalla fatica: se i brani ti riuscivano bene con le tue mani di contadino, erano pronti per le esibizioni più importanti.
- e allora ,quando tu partivi, tutti ci ritiravamo a studiare sui nostri strumenti, e studiavamo alla Liszt, come ti ci avevi indicato!
-Mi preparasti per vari saggi , con brani soprattutto scritti per coro.
-Io scrivevo e scrivevo, e arrivavo da te spesso sfiduciata di non “sapere “ le regole: eri molto severo in questo, sul Dubois sottolineavi interi capitoli e intere formule: io a volte annuivo ma non capivo, anche perché per ogni capoverso tu suonavi decine di esempi , poi però andavo a casa e rileggevo il capitolo, e improvvisamente mi si riaffacciavano le tue parole, quelle che credevo ormai perse per me. Capivo che il tuo metodo di insegnamento era basato sul Dono: Dono di Sapienza, Dono di Virtù, Dono di Amore. Quante volte , poi, quando ci vedevi in difficoltà o commentavi anche tu le tue difficoltà, dalla salute alla stanchezza, alla Fortuna, alzavi quel tuo meraviglioso dito indice al cielo, e dai tuoi occhialini dorati si intravedevano i tuoi arguti occhi protesi al cielo: la tua Fede era lì, in quell’indice elevato per noi.
-Tu Maestro eri il nostro battistrada: scoprite, Musici, i terreni imbattuti, ma conoscendo alla perfezione quelli battuti!
Non sapevo ancora niente di Musica e mi facesti dirigere l’Ave Maria di Strawinski. Non sapevo ancora molto e mi facesti comporre tantissimi brani: spronavi col tuo Esempio, colla tua Parola, col tuo Suono: cercate, ragazzi, studiate, lavorate, non vi fermate, e soprattutto non dimenticate quegli occhi verso il Cielo!
Bari, 23 Ottobre 2016
M° Angela Montemurro